Il gigante d’acciaio è il brano che la cantautrice Gabriella Martinelli e Lula (vincitrici di Area Sanremo 2019) porteranno sul prestigioso palcoscenico dell'Ariston in occasione dell'attesissimo 70esima edizione del Festival di Sanremo, nella categoria Nuove proposte.
Il brano affronta un tema delicato: il conflitto tra dover lavorare e voler vivere, il non voler vanificare i propri sacrifici ma il non voler nemmeno mettere a repentaglio la propria salute. Il titolo, infatti, fa riferimento all’ex Ilva, diventato un vero e proprio caso di cronaca, questione tristemente irrisolta del Paese.
Gabriella Martinelli e Lula a Sanremo
L'acciaieria ex Ilva di Taranto è da tempo al centro del dibattito economico e politico del nostro Paese, una questione che fatica a giungere ad un epilogo e più volte finita negli ultimi mesi alla ribalta della cronaca.
La questione centrale è: vivere o lavorare? Questa è la domanda che si pongono Gabriella Martinelli e Lula nel brano con cui gareggeranno a Sanremo: Il gigante d'acciaio. Il singolo, prodotto da Brando/Go Wild, uscirà su tutte le piattaforme digitali e sarà in radio da venerdì 24 gennaio per Warner Music Italia.
Lula (all'anagrafe Lucrezia Di Fiandra) è musicista polistrumentista, cantante e compositrice classe 1995. Nella sua musica attinge al pop, al rock, al rap e alla musica d’autore.
La cantautrice polistrumentista Gabriella Martinelli dopo anni di esibizioni dei club, ai festival e nei teatri e tanta gavetta come busker in giro per l'Europa, ha vinto di recente importanti premi legati alla canzone italiana d’autore, tra cui: Targa Bigi Barbieri 2018, Premio L’Artista che non c’era 2018, Premio Botteghe d’Autore 2017 per la Miglior Interpretazione, Premio Bindi 2015 e Musicultura nel 2014. L'anno precedente era stata nel cast di The Voice of Italy, su Rai 2. Al suo album d'esordio, Ricordati di essere felice, pubblicato per l'etichetta Toto Sound Records nel 2015, ha fatto seguito nel 2018 La pancia è un cervello col buco, da indipendente.
Ed è Gabriella Martinelli a spiegare:
Sono cresciuta in un paesino della provincia di Taranto, Montemesola. C’è molto della mia terra nelle cose che scrivo. Era una sera d’agosto quando ho scritto Il gigante d’acciaio. I miei cugini sono ex dipendenti Ilva, mio nonno ha lavorato tutta la vita in una fabbrica. Ero sull’autobus che mi avrebbe riportato nella Capitale dove vivo da un po’ di anni. L’autobus parte sempre dal porto mercantile, un posto a due passi dal quartiere Tamburi, detto anche il 'quartiere rosso' perché vicinissimo al gigante d’acciaio che sprigiona una polvere rossiccia, un composto di metalli pesanti che si deposita dappertutto. Quando spira forte il vento, la città ha paura, le donne chiudono le finestre e i bambini non vanno a scuola. Chi vive giù conosce bene tutto questo. Taranto è una città bellissima, eppure nella grande conchiglia c’è da perdere la testa, Taranto ti morde e balla, rosso è anche il colore della disperazione: non ci sono grandi alternative e a volte non resta che andare via. In questo viaggio ho coinvolto Lula, artista sensibile e grintosa che ha abbracciato da subito la causa e ha scritto lo special del brano.
Il gigante d'acciaio, infatti, è la storia di un personaggio fittizio, Cosimo, impiegato dell'Ilva cresciuto nel quartiere Tamburi. Mentre sta lavorando su una gru un vento fortissimo spezza la struttura e l'uomo ne rimane intrappolato...
Il gigante d'acciaio: testo
Mi piace la mia città
e questo è il mio quartiere tutto rosso
gli alberi, le facciate delle case
quello che però non capisco
e che mi fa arrabbiare è che quando c’è vento
non posso uscire a giocare.
Si chiudono le finestre
chiudono anche le scuole
c’è una puzza pazzesca e non si può respirare
quando c’è vento nel mio quartiere
non si può giocare.
Mio padre lavora in un posto grandissimo
lui lo chiama il gigante d’acciaio
con grandi camini che fumano sul mare
e gli ho sentito dire
che dà lavoro a diecimila persone
eppure papà da lì se ne vuole andare
dice sempre: ‘non possiamo scegliere se vivere o lavorare
non possiamo scegliere se vivere o lavorare
se scappare o morire’.
Non ci sarà
un’altra volta, un’altra volta
non ci sarà
un’altra volta, un’altra volta ancora.
Papà stava bene, s’è fatto una casa
ha sposato due figlie e mo’ resto io
con dieci anni d’amianto e molte rughe
ha lasciato l’inferno per darlo a me.
Ero troppo giovane per capire
e ho provato a scappare
ma mi mancava il mare
mi mancava il mare
mi mancava mia nonna
e il sentirmi dire
Ué guagliò vid ca’ qua so tutt cos buene.
Non ci sarà
un’altra volta, un’altra volta
non ci sarà
un’altra volta, un’altra volta ancora
chi ci darà una risposta.
Macchiami il cuore con un pugno dentro al petto
cambia il finale di una storia che ho già letto
tutti lo sanno ma nessuno parla
tanto funziona così
spesso mi dicono ‘vattene da qui’
ma signori io ho famiglia
e davanti un muro, sulle spalle un mutuo
son già marcio dentro
ormai fa lo stesso
non lo disco spesso
ti confesso non ho più un futuro.
Non ci sarà
non ci sarà un’altra volta, un’altra volta no, un’altra volta no
chi ci darà una risposta signori
non ci sarà
sarà diverso stavolta un’altra volta
non ci sarà un’altra volta, un’altra volta ancora.
Timbro ai tornelli della portineria
sono le sette di una sera qualunque
ma il vento è forte, sempre più forte
spezza la vita e le speranze restano chiuse
nelle mani del gigante.