Una canzone come gli 883: Max Pezzali, Lodo Guenzi e gli altri della DPCM SQUAD

04-Giu-2020  
  • una canzone come gli 883

Max Pezzali e Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale presentano DPCM SQUAD, band nata durante il lockdown che vede la partecipazione di Cimini, Eugenio in Via di Gioia, FASK, Marco Giallini, J-Ax, Jake la Furia, Emis Killa, La Pina, Pierluigi Pardo, PTN, Nicola Savino. Il brano è prodotto da Boss Doms e uscirà il 5 giugno per Warner Musi: tutti i proventi andranno al fondo Spotify COVID–19 Sosteniamo la musica, per aiutare i professionisti del settore musicale, nel post emergenza sanitaria. 

INDICE
Una canzone come gli 883
Le parole di Max Pezzali
Le parole di Lodo Guenzi

DPCM SQUAD è una superband nata durante la quarantena per aiutare le migliaia di professionisti del mondo dello spettacolo in un momento di crisi senza precedenti. Il brano è stato composto da Lo Stato Social eper Max Pezza e riporta al giorno d’oggi il mondo anni Novanta descritto ai tempi degli 883. Un vero e proprio inno multigenerazionale dunque, che Pezzali e Guenzi hanno scelto di cantare insieme a tanti amici del mondo della musica e non solo.

Una canzone come gli 883 è stata presentato in anteprima a EPCC LIVE su Sky Uno, con una performance di Pezzali e Lodo insieme ad Alessandro Cattelan al Museo del Novecento di Milano. La canzone è stata registrata con i mezzi di cui ogni artista disponeva durante la quarantena, ciascuno dalle proprie abitazioni. Il video è a cura di Tito Faraci e Roberto Recchioni, affiancati dal noto regista Giorgio Testi. La copertina, invece, è stata realizzata da Paolo Ottokin Campana; suo anche il logo di DPCM Squad.

Tutti i proventi del brano andranno in beneficenza: il progetto supporta infatti l’iniziativa di Spotify COVID–19 Sosteniamo la musica, un fondo lanciato in tutto il mondo per individuare soluzioni a sostegno di artisti, musicisti, autori, tecnici, di coloro del settore che sono stati maggiormente colpiti dagli effetti della pandemia.

Per ogni euro donato a Music Innovation Hub, infatti, Spotify ne verserà un altro.

Da tempo avrei voluto fare una canzone con lo Stato Sociale perché semplicemente li adoro; appena sono riuscito a comunicarglielo, Lodo in sole 24 ore aveva scritto questo pezzo. Mi piaceva da morire, parlava del mondo ai tempi degli 883; l’ho cantato, ma quelle parole pronunciate da me suonavano forse troppo autoreferenziali e celebrative, così ho pensato di metterla momentaneamente da parte in attesa dell’occasione giusta. Quando è scoppiata l’emergenza e il mondo si è fermato, è bastato un giro di telefonate per capire cosa fare.

Grazie al primo tour de Lo Stato Sociale, partendo dal mio quartiere nel centro di Bologna per arrivare alle sagre più improbabili, ho scoperto che in quei festival oltre alla colla e allo sputo, c’era il lavoro vero, duro e pieno d’amore di quel mare di tecnici che in questo Paese rendono possibile scordarsi per una sera di essere solo un ragazzo di città o uno di provincia… e sentire di far parte di un popolo che grida ai concerti… e sentire che in fondo nessuno è solo. Questo lavoro è pagato ma non è assicurato, e questi mesi senza concerti e senza paracaduti stanno mettendo in ginocchio la categoria.

Autore: Giuseppina Dente